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La voce naturale: quando il trauma si sente, anche se non si dice.


La voce naturale: quando il trauma si sente, anche se non si dice.
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Molte persone credono che la voce sia semplicemente un mezzo per parlare. In realtà, la voce è un’estensione profonda di chi siamo: nasce dal corpo, attraversa le emozioni, vibra nello spazio e rivela, spesso senza filtri, lo stato del nostro sistema nervoso.
In chi ha vissuto traumi, blocchi emotivi o forti inibizioni, la voce può perdere naturalezza. Può diventare piatta, contratta, forzata… o addirittura assente. La sensazione di “non riuscire a parlare” o di “non sentirsi nella propria voce” è molto più comune di quanto si pensi.

Il metodo Linklater – sviluppato da Kristin Linklater – parte da un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: la voce non si costruisce, si libera. È già dentro di noi, ma spesso compressa da anni di compensazioni posturali, trattenimenti emotivi, condizionamenti culturali. Per questo motivo, l’obiettivo del lavoro non è imparare a “produrre” suoni, ma lasciare che la voce emerga naturalmente, attraverso il respiro, la vibrazione e la connessione con la propria esperienza interiore.

Voce, sistema nervoso e identità

Dal punto di vista neurofisiologico, la voce è strettamente legata al sistema nervoso autonomo: il tono vocale, la risonanza, il ritmo e persino l’articolazione sono influenzati da come ci sentiamo dentro.
Il nervo vago – componente centrale della teoria Polivagale di Stephen Porges – collega direttamente il cervello al diaframma, alla laringe e alle corde vocali. Quando ci sentiamo minacciati, il tono vagale si abbassa e la voce si irrigidisce o si spegne. Quando ci sentiamo al sicuro, la voce si apre, si espande, vibra.

A differenza dei muscoli volontari, i segnali del sistema nervoso autonomo si radicano nelle ossa, nei tessuti profondi e negli organi. È per questo che la voce naturale ci rappresenta con tale precisione: non mente, non recita, non si può controllare con la sola volontà. È un’espressione diretta del nostro stato interno, proprio come il battito cardiaco o la qualità del respiro.

Linklater e pranayama: due strade diverse

Molti approcci al lavoro sul respiro – come il pranayama dello yoga – propongono una disciplina del respiro basata su ritmo, controllo e volontà. Queste tecniche sono potenti e benefiche in molti contesti, ma si fondano sull’assunto che sia l’individuo a guidare consapevolmente l’attività respiratoria.
Nel metodo Linklater, al contrario, il respiro viene riconsegnato al corpo. Si parte dall’idea che la respirazione sappia da sé cosa fare, e che l’interferenza volontaria spesso sia proprio la causa del blocco. Si lavora per creare uno spazio interno sicuro, in cui il corpo possa tornare a respirare in modo riflesso, senza dover “gestire” o “forzare” il processo.
In questa visione, la voce emerge come conseguenza di un corpo che respira spontaneamente e vibra liberamente. Il lavoro non consiste nel "imparare a parlare meglio", ma nel disinnescare ciò che ostruisce il passaggio dell’aria, dell’intenzione, dell’identità.

Un esercizio: il respiro che accade

Ti propongo un piccolo esercizio per iniziare a riconnetterti al tuo respiro involontario, quello che sostiene la voce autentica.
Siediti in una posizione comoda, con la colonna vertebrale eretta ma rilassata. Porta l’attenzione alla zona del diaframma, poco sotto lo sterno. Ora lascia che l’aria entri da sola, senza prenderla. Non inspirare attivamente. Semplicemente, lascia che l’aria cada dentro, come accade nei sospiri di sollievo. All’espirazione, non spingere fuori l’aria: lascia che accada una leggera risalita del diaframma, spontanea. È un movimento sottile, ma profondo. Non si controlla, si ascolta.

Ripeti questo ciclo per qualche minuto. Poi, su un’espirazione, lascia uscire un suono semplice: una “ah” morbida, senza intenzione. Non devi farla suonare bene. Devi solo permetterle di uscire.
Nota come cambia il tono, la vibrazione, la qualità del suono. Non serve fare di più.
La voce naturale non si forza, si accoglie. È una via per riabitare il corpo, per sciogliere le tensioni, per dare spazio a ciò che dentro di noi ha bisogno di uscire.

Se senti che qualcosa nella tua voce non ti appartiene più — o non ti rappresenta ancora — possiamo lavorarci insieme. Scrivimi per iniziare un percorso personalizzato di esplorazione vocale e consapevolezza corporea.

Ornella Sari
Naturopata e Counselor Bioenergetico a Milano

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