Il giorno 8 Marzo viene scelto per ricordare la manifestazione contro lo zarismo delle donne di San Pietroburgo avvenuta nel 1917. Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Vladimir Lenin istituisce l'8 marzo come festività ufficiale.
Siamo per lo più abituati a pensare a questa giornata come, appunto, ad una festa: una giornata dedicata alla donna col fine di celebrarla, farla sentire importante, vederla fuori a festeggiare con le amiche e omaggiarla con delle mimose. Poi, come ogni festa, il giorno dopo tutto torna come prima.
Tuttavia, la scelta di istituire questa Giornata ha una sua storia e un senso ben preciso.
Nell’immaginario collettivo vi è l’idea che l’impulso all’istituzione della giornata della donna sia nato a seguito di un drammatico incendio che, nel marzo del 1911, distrusse una fabbrica a New York causando la morte di più di cento di donne e di una ventina di uomini.
La realtà è invece un’altra ed è molto diversa:
- Nel 1908 circa 15.000 donne marciarono unite per le strade di New York per rivendicare migliori retribuzioni e uguali diritti civili, compreso quello di voto;
- Tali rivendicazioni diventarono una questione non più rimandabile e così, nel 1909il Partito socialista americano organizzò una serie di manifestazioni a favore delle lotte femminili nell’ultima domenica di febbraio, a partire dal 23 febbraio 1909;
- Nel 1910 l’idea di una giornata internazionale dedicata alla donna venne proposta in Germania;
- Dal 19 marzo 1911 iniziò a essere celebrata in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera;
- Nel primo decennio del ‘900 in Europa, Stati Uniti e Russia il Woman’s Day iniziò a esser celebrato in giorni e mesi diversi, si arrivò a scegliere definitivamente l’8 marzo nel dicembre del 1977, quando l’ONU, con la risoluzione 32/142, stabilì la “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.
La scelta di istituire questa giornata deriva, quindi, dalla presa di consapevolezza della donna di non essere trattata equamente e dignitosamente e dalla scelta di farsi agente di cambiamento di una condizione non più tollerabile. Il rimando all’incendio come origine dell’8 marzo ha invece contribuito a rafforzare lo stereotipo della donna come vittima invece che come attiva protagonista della vita sociale e politica.
Perché oggi è ancora necessaria l’esistenza di questa giornata?
Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, siamo ancora molto lontane dal poter dire che l’uguaglianza dei generi sia stata pienamente raggiunta. Ogni giorno assistiamo ad una gamma di situazioni che vanno dalla disparità/discriminazione fino alla vera e propria violazione dei diritti della donna. Quelle che seguono sono solo alcune informazioni che riguardano un tema molto più complesso da analizzare, affrontare e gestire.
Ineguaglianze emerse nel corso della pandemia
Sebbene il 2020 sia stato un anno difficile per tutti, una delle ineguaglianze – tra le molte altre – messa in evidenza dalla pandemia è stata proprio quella fra donne e uomini. Un aspetto importante riguarda come la pandemia abbia fortificato gli stereotipi che sembravano essere sulla via dello scardinamento, riportando da un giorno all’altro le donne a casa. Inoltre, i provvedimenti adottati per frenare la diffusione del virus hanno portato le donne a dover gestire un sovraccarico di lavoro (familiare e professionale) senza precedenti. Con la chiusura delle scuole tante donne e mamme sono state catapultate nella gestione contemporanea di lavoro e figli; questa condizione è valsa sia per le donne che hanno dovuto garantire la presenza nei luoghi di lavoro, sia per quelle che hanno potuto lavorare da casa, dove i compiti di cura della casa e assistenza dei figli impegnati nella didattica a distanza hanno reso la conciliazione un’impresa estenuante e impossibile.
Questo dato emerge da alcune indagini che hanno mostrato come, quella che poteva essere un’occasione per riorganizzare i disequilibri da sempre presenti rispetto alla cura e gestione della casa, ha invece contributo ad aumentare quel divario:
- Il 68% delle donne lavoratrici con partner ha dedicato più tempo al lavoro domestico durante il lockdown rispetto a prima, il 29% ha dedicato lo stesso tempo e il 3% ve ne ha dedicato di meno;
- Per quanto riguarda gli uomini, solo 40% ha dedicato più tempo al lavoro domestico, mentre il 55% non ha modificato il proprio comportamento in casa (la restante parte, ne ha dedicato di meno);
Per quanto riguarda le coppie con figli, il tempo dedicato dai genitori alla loro cura si è così modificato:
- Il 61% delle donne lavoratrici lo ha aumentato, mentre il 34% ha lasciato inalterato il proprio impegno (la restante parte lo ha ridotto);
- Anche la maggioranza degli uomini ha aumentato il tempo dedicato alla cura dei bambini, ma la percentuale si ferma al 51%, mentre il 45% non ha modificato il proprio comportamento (la restante parte lo ha ridotto).
Infine, il rapporto ISTAT pubblicato il 1 Febbraio 2021 mostra come, nel 2020, su 4 posti di lavoro persi 3 sono stati persi da donne, evidenziando ancora una volta come siano state queste ultime ad aver subito (e a subire tuttora) in modo prevalente gli effetti sociali ed economici della crisi innescata dalla pandemia.
Disparità salariale
Fin dall’Ottocento (sia in Italia che altrove), le donne hanno guadagnato sistematicamente meno di un uomo. Per esempio, un’operaia che facesse un lavoro specializzato in una fabbrica tessile, prendeva generalmente il 40-50% in meno degli operai maschi. Come riportato da UN Women, anche se si è andata riducendo nel corso del tempo, questa enorme disparità salariale continua a rimanere solidamente presente, con un divario del 23% tra donne e uomini a livello globale. Ci si riferisce a questo rapporto diseguale con il termine gender pay gap proprio per indicare la differenza che corre, a parità di mansione, fra lo stipendio di un uomo e quello di una donna.
Violenza sulle donne
Nel Report del Ministero della Salute del 25 Novembre 2020 possiamo leggere che:
- nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3;
- i dati Istat mostrano che in Italia il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale;
- sempre secondi i dati Istat, nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020 il numero delle richieste di aiuto al numero antiviolenza 1522 è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2019 (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280.
Tutto ciò significa che, nell’anno in cui più di ogni altra cosa ci è stato chiesto di restare in casa per proteggere noi stessi e gli altri, questo per molte donne e bambini si è tradotto in un maggior rischio di subire violenze di genere.
Se sei una donna e senti di aver bisogno di condividere dei tuoi bisogni emotivi ricorda che puoi metterti in contatto con Psicologi in Rete con un semplice click.
I commenti degli utenti:
Non sono presenti commenti di altri utenti