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La Copywriter
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Ads, banner, pop up, video : quando la pubblicità fagocita l’informazione.


Ads, banner, pop up, video : quando la pubblicità fagocita l’informazione.
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Correva l’anno 1994. 
Il 27 ottobre per la prima volta AT&T, compagnia telefonica statunitense, lanciò il primo banner pubblicitario su HotWired.com, la versione online di Wired, con un semplice slogan, all’apparenza innocuo, che riporto testualmente : «  Hai mai cliccato proprio qui con il mouse ? Lo farai . »

Quel semplice slogan ottenne un CTR ( click through rate ) del 44% ( impensabile ovviamente oggi dove lo 0,5 è un eccellente risultato ) . 

Se si pensa che Internet entra nelle nostre case proprio nei primi anni 90 ci sembra, andando a ritroso, di non aver mai vissuto una vita online prima di annunci pubblicitari . 

In realtà però la vera invasione avviene un pochino più tardi, nell’anno 2000, anno in cui fu lanciata ufficialmente Google Ad Words, la piattaforma pubblicitaria di Google. 
Possiamo dire che è proprio da questo momento che nasce la storia stessa della commercializzazione di Internet .

Google aveva promesso di mantenere il suo motore di ricerca privo di pubblicità, ma le esigenze commerciali portarono a un cambio di strategia e oggi questa è la principale fonte di guadagno per Google e per la sua società madre, Alphabet.

Inizialmente, gli inserzionisti pagavano in base al numero di visualizzazioni dell'annuncio (costo per impressione, CPM).
Ma  la vera rivoluzione ( nonché il nostro incubo quotidiano )  arrivò poco dopo con l'introduzione del sistema di pay-per-click (PPC) e di un sistema di aste basato su parole chiave. 
Questo approccio permetteva alle aziende di competere per le posizioni migliori nei risultati di ricerca pagando solo quando un utente faceva effettivamente clic sul loro annuncio, rendendo la pubblicità molto più efficiente e misurabile.

Oggi non riusciamo a visitare un sito senza essere letteralmente invasi da uno sciame di immagini intermittenti che ci invitano a cliccare qualsiasi cosa e ci rendono spesso impossibile leggere tranquillamente quello che ci aveva realmente interessato . 

La cosa preoccupante è che il settore dove questo approccio è più aggressivo è proprio quello dell’informazione. 
Anche le più grandi riviste, le corporate, i quotidiani di maggior prestigio ne sono diventati schiavi e economicamente dipendenti . 
Non aderire a questo tipo di piattaforma pubblicitaria infatti significherebbe investire completamente su un’informazione libera e fruibile a discapito dei golosi guadagni che la pubblicità ci prospetta. 

La scelta di un editoriale indipendente e di un layout pulito è una scelta coraggiosa che pochi hanno l’ardire di tentare . 
Il rovescio della medaglia per chi vive di pubblicità però è di stancare il lettore e di perdere utenza. 

Quella che definiamo utenza è in realtà l’unica variabile di tutta questa equazione commerciale che è  insostituibile : è l’uomo nella sua unicità, nel suoi interessi e nel suo comportamento mappabile dal quale si derivano tendenze, mode, abitudini, acquisti e tutto quello che è la benzina del grande motore del web.

Investire sull’uomo e sulla sua fidelizzazione forse oggi non appare più come una scelta sconsiderata per le proprie tasche ma come una controdenzenza che raccoglierà i frutti del suo successo in maniera più organica, naturale, e quindi sana . 

Ritengo che la carta vincente oggi sia dare spazio all’espressione e ai contenuti, alla voglia di interagire e di conoscere, quella voglia che è innegabilmente spenta se per poterla esprimere vengo a priori sommersa da una piramide di pop up.

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I commenti degli utenti:

Corporis
Cara la copywriter è un articolo che sembra di altri tempi dove coscienza di ciò che si fa appare come una perdita di tempo; ovvero l'era digitale ci sta fagocitando in modo maniacale dove ad esempio per chiedere informazioni di una via tempi addietro si abbassava il finestrino e si chiedeva indicazioni al passante... per andar a mangiare in un buon posto si chiedeva alle persone del luogo....ecc.. oggi gli automatismi del web portano al VANITY user "perchè se non sai come si fa sei out" e non al WELLNESS life. Le abitudini sono che se fai da solo fai meglio e non chiedere agli altri tanto c'è la AI che ti suggerisce cosa fare. L'isolamento delle relazioni umane porta all'inaderimento del proprio benessere di vita l'importante è avere un like o meglio avere tanti follower.