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Scontro sulla Giustizia Politica, Magistratura torti e ragioni


Scontro sulla Giustizia Politica, Magistratura torti e ragioni
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Sono bastati cinque giorni per smontare “il modello Albania”. I giudici della sezione immigrazione del tribunale civile di Roma hanno negato la convalida dei fermi dei primi 12 migranti partiti nel mese di ottobre da Lampedusa sulla nave Libra della Marina militare e sbarcati dopo due giorni di navigazione a Shengjiin.

Una bocciatura scontata, e anche il futuro ricorso del governo in Cassazione ha scarsissime chance di successo.

“I giudici rispetti-no il potere esecutivo”, grida il governo. Ma è esattamente l`opposto. È il governo che deve rispettare le decisioni dei giudici. Per l’Albania non lo ha fatto, perché quei migranti non potevano essere né trasferiti, né detenuti lì. E per giunta proprio il governo lo sapeva benissimo.

Piantedosi ha già annunciato che ricorrerà in Cassazione. Però le sue chance di successo sono davvero minime perché i giudici hanno solo applicato i principi della Corte del Lussemburgo che ridefiniscono la nozione di “paese sicuro”, che lo deve essere in ogni parte del suo territorio e per ogni categoria di persone.

Un colpo mortale per l’operazione Albania benché il governo ha tentato per decreto legge di modificare i requisiti per la detenzione in quel paese. È stato un nuovo insuccesso sempre per via dei vincoli europei che non si possono ignorare.

Per superarli Meloni, infatti ha varato un decreto sui paesi sicuri. E ha sbagliato di nuovo perché è vero che spetta al governo stilare quell’elenco, ma dovrà fare comunque i conti con la Corte di Giustizia che non lo considera vincolante per i giudici nazionali, i quali decideranno caso per caso se i paesi sono sicuri oppure no in ogni loro parte. E neppure un decreto potrà impedirlo.

Difatti lunedì il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei sette migranti, degli 8 iniziali, portati venerdì nei centri per richiedenti asilo albanesi, che quindi ora devono essere rilasciati e riportati in Italia. Questa volta i giudici hanno inoltre hanno chiesto che sul caso si esprima la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

I sette migranti erano gli unici su centinaia di persone arrivate a Lampedusa che rispondevano ai requisiti necessari al trasferimento in Albania: uomini, maggiorenni, non accompagnati da familiari e provenienti dai cosiddetti paesi sicuri.

La decisione di lunedì sta già suscitando altre polemiche politiche, così come era avvenuto anche in occasione della prima mancata convalida. Matteo Salvini ha parlato di «un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza». Il tribunale di Roma ha però tenuto a precisare in una nota, come ad anticipare le critiche, che «ferme le prerogative del legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto – come in qualunque altro settore dell’ordinamento – la corretta applicazione del diritto dell’Unione».

Sulla questione si era espresso il Ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Il Decreto Albania funzionerà. Essendo legge i magistrati sono tenuti a rispettarla”.

Che le affermazioni del ministro della Giustizia fossero sin qui azzardate lo ha dimostrato sia la teoria che la pratica. Come ha spiegato Gianfranco Schiavone, fra i maggiori esperti di migrazioni e socio di ASGI, l’associazione studi giuridici sull’Immigrazione: “Anche se la lista dei Paesi sicuri è approvata per decreto, che è norma primaria, il diritto europeo in materia di asilo continua ad essere sovraordinato”. L’associazione italiana studiosi di diritto dell’Unione europea ha aggiunto: “Il principio del primato del diritto della UE sul diritto nazionale è acquisito da 70 anni ed è riconosciuto anche dalla nostra Costituzione. E comporta l’obbligo a carico delle autorità nazionali, incluse quelle giurisdizionali, di interpretare le norme interne, se possibile in conformità al diritto dell’Unione e, in caso contrario, di disapplicare il diritto nazionale incompatibile, anche se si tratta di leggi successive alle norme dell’Unione”. E così, di fatti, è accaduto. Non una, ma ben quindici volte. I tribunali di Palermo, di Catania, di Bologna e di Roma non hanno convalidato i fermi di altrettanti migranti provenienti dall’Egitto, dal Bangladesh e dal Senegal ritenendo di non poter definire quei Paesi sicuri sulla base della sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea. Fatta eccezione per Catania che ha annullato i trattenimenti ritenendo la normativa europea sufficientemente chiara al riguardo, tutti gli altri si sono rivolti alla stessa Corte con un rinvio pregiudiziale affinché chiarisca il verdetto e l’incompatibilità che al momento c’è tra l’interpretazione che ne dà la magistratura e quella che ne dà la politica. È probabile che anche la Cassazione il 4 dicembre rinvii alle corti superiori, cioè a quelle europee.

L’accusa quindi che siano solo toghe politicizzate è davvero priva di fondamento perché tutti i magistrati europei devono rispettare le sentenze che escono da Lussemburgo.

Non è ammessa alcuna deroga per la semplice ragione che le sentenze della Corte di Giustizia, come detto, sono vincolanti, e quest’ultima lo era in modo particolare in quanto è stata presa dalla “Grande Sezione”, che equivale alle Sezioni unite della nostra Corte di Cassazione.

I rischi di questa forzatura sono evidenti, la volontà di ridimensionare il raggio d’azione dei giudici — nonostante la sentenza europea — potrebbe portare il caso fino alla Consulta.

Tornano le parole d’ordine del berlusconismo più aspro contro i magistrati «di sinistra» e le correnti «politicizzate», che tentano di «indebolire il governo». La reazione è stata un decreto legge. Disapplicato. Una nuova battaglia è in corso d’opera.

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I commenti degli utenti:

Emanuela
La questione è molto delicata, e rispondere in poche righe è impossibile. L'articolo è sicuramente viziato dall'ideologia dell'autore, come dimostra chiaramente l'accenno a Berlusconi alla fine. È quindi spudoratamente di parte e non oggettivo. Resta il fatto che parte della magistratura sta facendo un'azione politica contro il governo, facendosi scudo dei normative europee pienamente disattese (senza problemi) in altri paesi comunitari, come ad esempio la Germania che rimanda al mittente profughi afgani. La discrezionalità dei giudici è evidente, ed è grave che venga usata a senso unico contro il governo attuale: basti pensare che Salvini è sotto processo per decisioni meno gravi di quelle prese da Minniti e Lamorgese, ministri dell'interno di governi PD, ma mai inquisiti. Rientra tutto nella strategia della sinistra, incapace di prevalere nelle urne ma che fa di tutto per colpire l'avversario. Basti ricordare a chi ha scritto il post vicenda Palamara, messo in disparte dopo che ha svelato gli intrecci tra politica di sinistra e magistratura.
Corporis
Sarebbe una scelta strategica e di buona levatura intellettuale se la magistratura è la politica riuscissero a fare fronte per dialogare in maniera fattiva per l’accoglienza dei migranti nell’asse internazionale così da fornire un sistema “accogliente” per nuovi cittadini nel territorio non solo italiano soprattutto per il fatto di ridurre l’invecchiamento della popolazione e mettere nelle condizioni di avere una natalità che torni a essere positiva invertendo il trend che negli ultimi decenni continuiamo a sentirci rendi contare. Chissà se il buon senso aiuti la politica e la magistratura a utilizzare questo tema non come vessillo di colore politico, ma finalmente come vessillo di vera sensibilità sociale

Asinum asellus culpat



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