



Ma perché il colore?
I colori sono onde elettromagnetiche esogene, un espediente della corteccia visiva per distinguere le radiazioni che stimolano la retina. Queste radiazioni hanno una lunghezza d'onda compresa tra 380 e 750 nm e una frequenza tra 400 e 790 tera Hertz; è proprio la frequenza della luce a determinare il colore dell’oggetto da cui essa proviene. Peter Mandel ebbe una straordinaria intuizione: comprese che la materia fisica – i nostri tessuti e organi – è un’unità di spettro in cui ogni gruppo di cellule vibra ad una frequenza specifica, esprimibile in uno dei sette colori dello spettro. Ad esempio, ogni organo possiede un suo colore specifico (per esempio, il fegato con il giallo) e vibra in risonanza con esso.
Ogni organismo vivente irradia un debole ma permanente flusso di luce. Questa luce, equivalente all’intensità di 1 candela osservata a 25 km di distanza, è dovuta ai biofotoni – particelle luce portatrici di informazioni. Come spiega il professor Popp, questi biofotoni rappresentano il principale meccanismo di trasporto non locale di informazione tra le cellule. La luce e i fotoni partecipano alle operazioni di comunicazione cellulare, regolando la crescita, la rigenerazione e controllando tutti i processi biochimici. È come se un alone permeasse ogni organismo, creando un campo elettromagnetico olografico che guida la crescita e lo sviluppo del corpo fisico. Alterazioni della struttura organizzativa di questo campo possono portare a una crescita cellulare anormale e all'alterazione degli organi. La malattia si manifesta dunque come un'interruzione delle linee di comunicazione dei fotoni, impedendo lo scambio istantaneo di informazioni tra i vari distretti organici e causando squilibrio.
Ogni squilibrio può essere armonizzato irradiando un colore in cui quel determinato sistema-tessuto-organo vibra. La Cromopuntura irradia direttamente le cellule malate con l'informazione di armonia intrinseca, consentendo la riattivazione delle linee di comunicazione biofotonica interrotte. In questo modo si determina una ristrutturazione del campo biofotonico e si ripristina una vibrazione coerente, con il conseguente ritorno allo stato di salute. Ad esempio, un fegato che riceveva un’informazione patologica risulta ammalato; grazie al trattamento con il colore, il fegato riceve una nuova informazione armonica di salute, contribuendo alla risoluzione del conflitto profondo legato alla rielaborazione della rabbia. Tale rielaborazione non avviene attraverso la consapevolezza razionale, ma a livello inconscio, dove era presente la debolezza spirituale, e si ottiene grazie a quella che Peter Mandel definisce una terapia non verbale olografica, la Cromopuntura.
Inoltre, la Cromopuntura aiuta a trattare anche la componente temporale della malattia. Ad esempio, in un individuo con patologia epatica, traumi o abusi subiti nel periodo prepuberale possono contribuire ad alimentare il sintomo. La fisica quantistica spiega che l'esperienza conflittuale non viene dimenticata, ma registrata a livello inconscio sotto forma di schemi di interferenza d'onda, che rimangono nascosti alla vista – analoghi agli schemi di interferenza su una pellicola olografica. Questa memoria olografica del conflitto scarica continuamente informazioni che danno forma ai sintomi, e persisterà fino a quando tale memoria non verrà elaborata.
Il colore svolge una funzione olotropica: crea un meccanismo di risonanza che risuona con ciò che il paziente già conosce a livello inconscio, portandolo in contatto con il campo quantico. In questo stato, il paziente entra in contatto con le aree di interferenza d'onda che contengono la memoria olografica dell'esperienza traumatica e le fa emergere dal buio dell'oblio, proprio come un laser fa emergere un'immagine da un ologramma. Queste informazioni, trasportate dagli schemi di interferenza dell'evento conflittuale, risultano "bloccate" e continuano a in-formare l'individuo sotto forma di sintomi specifici. Il conflitto, causando blocchi nel campo di interferenza olografica, genera segnali percepiti come malattia o dolori.
Attraverso l’impulso terapeutico della luce, le interferenze bloccate si sciolgono, l'informazione ritorna a scorrere e, secondo la teoria dell'olografia, i settori del corpo correlati ritornano a vibrare in armonia. Il colore, facendo emergere la memoria nascosta, permette al paziente di riconoscerla, rielaborarla ed integrarla in sé, determinando lo sblocco del trasferimento dell'informazione olografica e il ripristino del normale flusso di dati, eliminando così il sintomo.
E perché la cute?
La pelle può essere paragonata a un’antenna che capta le informazioni biofotoniche provenienti dall’esterno, le rafforza e le trasmette all’interno, dove vengono immagazzinate (ad esempio, a livello delle molecole di DNA nelle cellule) in una rete dinamica di luce che regola tutti i processi vitali. Il professor Popp sottolinea che un aumento dell’emissione di fotoni da parte di un sistema è legato al mancato mantenimento dell’equilibrio interno, condizione che porta alla malattia. I punti cutanei che emettono più biofotoni corrispondono ai punti di agopuntura. Immaginiamo questi punti come dei veri chip, ossia precisi distretti cutanei, dove vengono riordinate le informazioni alterate. Agendo con il colore su tali punti, si elimina l'insorgenza dei sintomi. Questi punti sono collegati olograficamente sia al campo quantico superiore (ordine implicito) sia ai singoli organi inferiori (ordine esplicito) in un meccanismo di reciproca co-informazione.
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