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Attacchi di panico: come reagire


Attacchi di panico: come reagire
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Gli attacchi di panico (detti anche crisi di panico) sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente.

Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi. Ad esempio palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.

Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante.

Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per “paura della paura” che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta “agorafobia“. Ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.

Con la paura degli attacchi di panico diventa quindi difficile e ansiogeno uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.

L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del panico. Costringe spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque. Ne consegue un senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere “grande e grosso” ma dipendente dagli altri, che può condurre ad una depressione secondaria.

Caratteristiche del disturbo di panico

La caratteristica essenziale del disturbo da attacchi di panico è la presenza di attacchi ricorrenti e inaspettati. Questi sono seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico.

La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi d’ansia e cambia il proprio comportamento in conseguenza degli attacchi. Principalmente evita le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi.

Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta “a ciel sereno”, per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso. Poi possono diventare più prevedibili.

Diagnosi del disturbo di panico

Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più.

Gli individui con Disturbo di Panico mostrano caratteristiche preoccupazioni o interpretazioni sulle implicazioni o le conseguenze degli attacchi di panico. La preoccupazione per il prossimo attacco o per le sue implicazioni sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento. Queste possono determinare una vera e propria Agorafobia, nel qual caso viene diagnosticato il Disturbo di Panico con Agorafobia.

Di solito gli attacchi sono più frequenti in periodi stressanti. Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico. Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo:

  • il matrimonio o la convivenza
  • la separazione
  • la perdita o la malattia di una persona significativa
  • l’essere vittima di una qualche forma di violenza
  • problemi finanziari e lavorativi

I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante.

Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee anomale. Queste possono essere interpretate in maniera catastrofica, aumentando il rischio di sviluppare attacchi di panico.

Sintomi dell’attacco di panico

L’attacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e dura circa 20 minuti (ma a volte molto meno o di più).

I sintomi tipici degli attacchi di panico sono:

  • Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
  • Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
  • Tremori fini o a grandi scosse
  • Sudorazione
  • Sensazione di soffocamento
  • Dolore o fastidio al petto
  • Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
  • Brividi
  • Vampate di calore
  • Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
  • Nausea o disturbi addominali
  • Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)

Intensità e andamento dei sintomi del panico

Non tutti i sintomi sono necessari perché si tratti di un attacco di panico. Vi sono molti attacchi caratterizzati solo o in particolare da alcuni di questi sintomi. La frequenza e la gravità dei sintomi varia ampiamente nel corso del tempo e delle circostanze.

Ad esempio, alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti, magari con sintomi meno intensi (per es., quotidianamente per una settimana). Queste sono intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es., due ogni mese) per molti anni.

Vi sono anche i cosiddetti attacchi paucisintomatici, molto comuni negli individui con Disturbo di Panico, che sono degli attacchi in cui si manifestano soltanto una parte dei sintomi del panico, senza esplodere in un vero attacco. La maggior parte degli individui con sintomi paucisintomatici, tuttavia, hanno avuto attacchi di panico completi, con tutti i sintomi classici, in qualche momento nel corso del disturbo.

Preoccupazioni associate all’attacco di panico

Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona. Questa ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e teme che tali sintomi siano veramente pericolosi. Alcuni temono che gli attacchi indichino la presenza di una malattia non diagnosticata, pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia). Nonostante i ripetuti esami medici e la rassicurazione, possono rimanere impauriti e convinti di essere fisicamente vulnerabili.

Altri temono che i sintomi dell’attacco di panico indichino che stanno “impazzendo” o perdendo il controllo, o che sono emotivamente deboli e instabili.

Cura del disturbo di panico

Psicoterapia per gli attacchi di panico

Nella cura degli attacchi di panico con o senza agorafobia e dei disturbi d’ansia in generale, la forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace è quella “cognitivo-comportamentale“.

Si tratta di una psicoterapia relativamente breve, a cadenza solitamente settimanale, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema. Insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali alla cura degli attacchi di panico. Ciò nell’intento di spezzare i circoli viziosi del disturbo.

Per panico e agorafobia, una cura a base di terapia cognitivo comportamentale è altamente raccomandabile e di prima scelta. Sostanzialmente è controindicato affidarsi ai farmaci o ad altre forme di psicoterapia senza intraprendere questa forma di trattamento. L’intera comunità scientifica ha infatti dimostrato essere la più efficace per la cura del disturbo di panico.

Passi fondamentali della psicoterapia

Tecniche cognitive

Nella terapia si utilizzano strategie verbali volte a modificare i pensieri catastrofici automatici (es., mi verrà un infarto, sverrò, ecc.). Questo fa si che col tempo la persona impari a non aver paura delle sensazioni fisiche di ansia. Non avendone paura, imparando a conviverci semplicemente aspettando che passino, si evita l’escalation di ansia che porta al panico.

Tecniche comportamentali

Alle strategie verbali si associano tecniche volte a modificare i comportamenti problematici che mantengono il disturbo. In primis occorre contrastare gradualmente la tendenza ad evitare le situazioni temute (cioè quelle da cui non c’è immediata via di fuga). Serve inoltre aiutare il soggetto ad esporsi alle sensazioni fisiche che lo allarmano (es. tachicardia) attraverso esercizi in seduta e la ripresa di attività che vengono evitate. Ad esempio, si accompagna il paziente in un percorso in cui prendere un caffè, salire le scale di corsa, praticare sport, ecc., devono tornare a far parte della sua vita. Infine è necessario abbandonare gradualmente i cosiddetti “comportamenti protettivi”, che danno illusoria sicurezza. Prima di tutto il farsi accompagnare da altri, ma anche il portarsi dietro le gocce di ansiolitico, la bottiglietta d’acqua o il cellulare.

Tecniche esperienziali

Infine possono essere utili tecniche di rilassamento e sopratutto strategie che aumentino la capacità del soggetto di accettare le emozioni negative. In particolare la meditazione mindfulness e le tecniche esperienziali tipiche della Acceptance and Commitment Therapy (ACT).

Interventi ulteriori

Prima di tutto occorre recuperare la libertà di muoversi in autonomia e ottenere un senso di padronanza sul fenomeno panicoso. Poi la terapia può procedere lavorando su elementi storici che hanno reso vulnerabile il soggetto. Sono quindi importanti la ricostruzione della storia di vita, dei legami significativi, delle relazioni sentimentali e sociali. Vengono presi in esame eventuali traumi, compresa la prima esperienza di un attacco di panico. Possono venire impiegate tecniche volte ad elaborarli emotivamente, come l’EMDR.

Farmaci per gli attacchi di panico

La cura farmacologica del panico e dell’agorafobia, per quanto spesso sconsigliabile (almeno come unico trattamento), si basa fondamentalmente su due classi di farmaci: benzodiazepine e antidepressivi, spesso impiegati in associazione.

Nelle forme lievi la prescrizione di sole benzodiazepine può essere sufficiente come cura temporanea, ma difficilmente risolutiva. Le molecole più adoperate sono l’alprazolam, l’etizolam, il clonazepam, il lorazepam. Tali farmaci, però, nel caso di attacchi di panico e agorafobia, rischiano di dare forte dipendenza e mantenere il disturbo. Questo soprattutto se non si effettua parallelamente una psicoterapia cognitivo comportamentale.

Degli antidepressivi si sono mostrati efficaci nella cura degli attacchi di panico e dell’agorafobia i triciclici – TCA – (es clorimipramina, imipramina, desimipramina), gli inibitori delle mono amino ossidasi (IMAO) e sopratutto gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina – SSRI – (es citalopram, escitalopram, paroxetina, fluoxetina, fluvoxamina, sertralina), oggigiorno largamente impiegati.

Quest’ultima classe di farmaci presenta infatti, rispetto alle precedenti, una maggiore maneggevolezza e minori effetti collaterali.

Nei casi di attacchi di panico e agorafobia che non rispondono alla cura con SSRI, possono essere impiegati i TCA, anche se molti clinici utilizzano tali molecole come terapia di primo impiego.

Gli IMAO, pur essendo farmaci molto efficaci, sono quasi del tutto caduti in disuso per i gravi effetti collaterali che possono presentarsi qualora vi fosse l’associazione di alcune molecole o non venissero rispettate le restrizioni alimentari prescritte.            [fonte: ispico]

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