Riceviamo una lettera da un nostro lettore che con il suo consenso rendiamo pubblica:

Cari Psicologi in Rete, Io sono E. e all'età di 7 anni ho ricevuto una diagnosi di sindrome di Asperger. 
Non mi sono mai preoccupato di piacere agli altri ma tutti gli altri notavano in me qualcosa che mi faceva etichettare come diverso: specifico, diverso non necessariamente con accezione negativa. 
Ma forse è vero, io diverso lo ero. Notavo che il mio mondo funzionava in una maniera speciale, tutta mia. 
Non sono mai stato un bambino intrigato dai tipici giochi dell'età: a me piaceva tanto riordinare le cose, etichettarle, creare delle nuove categorie all'interno del quale racchiuderle; dal punto di vista motorio ancora di più: io saltellavo spesso sullo stesso posto muovendomi come se facessi un girotondo (qualcuno mi ha poi spiegato che questi comportamenti prendono il nome di stereotipie). 
Non ho mai fatto particolarmente caso al fatto che non tenessi lo sguardo fisso sulle persone: io lo distolglievo, i miei occhi durante i colloqui vagavano per qualsiasi posto della stanza; mi dicevano che "sei timido": in realtà ero alla ricerca di dettagli fisici che mi ancorassero al ragionamento in essere.

Io sono E., oggi ho 20 anni e vedo il mondo con colori diversi. Dove voi vedete schematicità io vedo benessere: si, ho l'estremo bisogno di sapere la mia vita organizzata altrimenti sento le mie certezze sgretolarsi. 

Io sono E., oggi ho 20 anni e vedo il mondo con colori diversi. Quando voi instaurate delle relazioni e cercate di coinvolgermi io non sono schivo, ho un modo tutto mio di aprirmi: vi parlerò in maniera considerevole delle mie passioni; sono un grande amante delle lampadine: ne conosco di tutte le dimensioni, sono in grado di catalogarle per anno di costruzione e materiali usati. La maggior parte delle persone definisce la mia passione insolita, il mio educatore mi dice che questa mia capacità mi farà diventare famoso (ci scherziamo spesso su). 

Io sono E., oggi ho 20 anni,  vedo il mondo con colori diversi e oggi voglio rivolgermi a tutte quelle persone che come me non comprendevano perchè la loro giornata si colorassero con sfumature diverse rispetto agli altri: essere autistici non ci provoca nessun malessere fisico. Provate, seppur con fatica, a spiegare a chi stà con voi quali sono i colori che usate per dipingere la vostra giornata: fate entrare queste persone nel vostro mondo e consentitegli di abbracciare la vostra visione del mondo.

- Lettera di E., nostro affezionato lettore che ringraziamo per la condivisione