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Schema therapy: dal conflitto al confronto


Schema therapy: dal conflitto al confronto
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Una buona relazione di coppia risulta essere tra i fattori che più incidono sulla soddisfazione per la propria vita (Wernhart & Neuwirth, 2007). Avere una relazione sentimentale, infatti, è fonte di sostegno e protegge l’individuo dalla sofferenza emotiva (Røsand et al., 2012).

Uno degli ingredienti fondamentali perché una relazione sentimentali si mantenga nel tempo è la capacità dei partner di risolvere i conflitti. Discutere e avere opinioni differenti è un aspetto sano e funzionale di ogni rapporto. Secondo John Gottman (1994), famoso esperto di relazioni di coppia, non è il numero di conflitti che predice la separazione, quanto la (in-)capacità dei partner di riconnettersi in seguito allo scontro.

Il punto chiave, quindi, non è il contenuto del conflitto, che in ogni caso riveste una certa importanza, ma le modalità con cui i partner lo affrontano. Non esiste problema o avversità che una coppia non possa affrontare (perfino la scelta di separarsi) se i due partner mantengono una chiara visione dei propri e degli altrui bisogni.

In base a questi presupposti, all’interno del panorama delle terapie cognitivo-comportamentali e prendendo spunto da altri approcci, il modello della Schema Therapy è stato applicato alle tematiche di coppia.

La Schema Therapy

La Schema Therapy, originariamente sviluppata da Jeffrey Young nel 1994, è una terapia integrata che combina aspetti cognitivi, comportamentali, psicodinamici ed esperienziali. E’ volta al trattamento delle modalità di interazione disfunzionali tipiche di persone con disturbi di personalità.

Young e colleghi (2003) concettualizzavano queste modalità come l’espressione di credenze e idee apprese nell’infanzia e nell’adolescenza a seguito di esperienze disfunzionali con le figure di riferimento.

La frustrazione dei bisogni e la nascita degli schemi

Tali esperienze ripetute e ricorsive si caratterizzano per la mancanza di soddisfacimento di alcuni bisogni di base tipici degli esseri umani:

  1. Sicurezza e stabilità: sentirsi protetti, accettati e apprezzati dalle persone significative
  2. Autonomia e competenza: sentire che è possibile e legittimato dagli altri il proprio desiderio di esplorare il mondo e le opportunità che offre.
  3. Libertà di esprimere i propri bisogni, pensieri ed emozioni: sentire che è possibile esternare ciò che si prova e pensa senza temere di essere ignorati dagli altri.
  4. Spontaneità e gioco: percepire di poter essere creativi e spontanei seguendo la spinta universale all’interazione giocosa con gli altri.
  5. Limiti adeguati e responsabilità: riguarda la capacità di seguire le regole sociali al fine di vivere in armonia con gli altri e gestirne la frustrazione.

Ripetuti nel tempo, questi episodi forniscono informazioni su quanto i propri bisogni saranno soddisfatti e su come gli altri (significativi) risponderanno alla loro espressione.

Queste informazioni si cristallizzano e diventano veri e propri stili di pensiero che guidano, in maniera silente, le relazioni al punto da influenzare l’attrazione verso potenziali partner. Young (2012) chiama questo aspetto “chimica” che si traduce in una intensa connessione emotiva con l’altra persona.

La Schema Therapy per le coppie

Il modello della Schema Therapy è stato applicato in molti ambiti come, ad esempio, le problematiche adolescenziali (Roelofs et al., 2016), le forme resistenti di Depressione (Malogiannis et al. 2014), l’Agorafobia (Gude & Hoffart, 2008), l’assunzione di sostanze (Ball, 2007) e i Disturbi del Comportamento Alimentare (Simpson et al., 2010).

In accordo con i buoni risultati ottenuti da questi studi, esso ha avuto recentemente applicazione anche alla terapia di coppia (Simeone-DiFrancesco et al., 2015).

I presupposti

La Schema Therapy per le coppie condivide con quella “tradizionale” tutti i presupposti teorici e gli strumenti, ma focalizza i suoi interventi prevalentemente sugli aspetti di interazione tra i partner. Infatti, la prospettiva di questo modello prevede alcuni assunti:

  • I conflitti di coppia nascono dall’ incapacità dei partner di soddisfare i reciproci bisogni
  • L’insoddisfazione di questi bisogni produce nei partner intense emozioni negative
  • Le emozioni negative producono specifici comportamenti che portano a cicli di interazione disfunzionali tra i partner

Le risposte alla frustrazione dei bisogni

Come detto la frustrazione di un bisogno comporta l’emergere di emozioni negative che la persona è costretta a gestire. Pur semplificando, all’interno del modello della Schema Therapy per le coppie esistono tre possibili reazioni quando la persona sente che l’altro sta impedendo il soddisfacimento di un bisogno: attacco, fuga e sottomissione.

In altre parole, è possibile protestare perché il bisogno venga soddisfatto, ritirarsi perché consapevoli che non lo sarà o mostrarsi accondiscendenti e accomodanti sperando che prima o poi si riuscirà ad ottenere ciò che si desidera.

I cicli disfunzionali

Un aspetto cruciale è che queste strategie (inconsapevoli e automatiche) di espressione dei bisogni possono intrappolare le persone in dinamiche senza via di uscita. Basti pensare a situazioni in cui entrambi i partner attaccano senza voler cedere di un passo oppure situazioni in cui entrambi evitano il conflitto e così facendo perdono intimità e connessione.

Un chiaro esempio di ciclo di interazione disfunzionale può essere: il partner A torna per l’ennesima volta tardi da lavoro senza avvertire e il partner B prova rabbia perché si sente non rispettato. Una volta rientrato, il partner B attacca il partner A che lo ignora e si ritira provando tristezza e risentimento. A quel punto il partner B si sente ulteriormente non visto e sente la rabbia trasformarsi in furia spingendo l’altro a ritirarsi ulteriormente.

Questo tipo di cicli disfunzionali sono molto comuni tra le coppie, ma diventano problematici se si cristallizzano in modalità stabili e pervasive di interazione. In altre parole, la coppia cade continuamente nei cicli senza riuscire ad interromperli e a riconnettersi.

Interrompere il ciclo disfunzionale

Dal momento che il problema risiede nelle modalità di espressione dei bisogni, non nei bisogni stessi, la Schema Therapy per le coppie concentra i suoi sforzi sui cicli che si attivano piuttosto che sul contenuto dei problemi portati dalla coppia.

Nell’esempio precedente è possibile immaginare che sarebbe andata diversamente se il partner arrabbiato avesse legittimamente spiegato all’altro quanto si sentisse triste per non essere stato avvertito sentendosi poco importante per lui e che questo lo aveva fatto arrabbiare.

L’obiettivo, dunque, è rendere i partner consapevoli dei pattern disfunzionali di interazione e aiutarli a diventare capaci di interromperli. Questo con il fine ultimo di potersi riconnettere emotivamente e discutere del problema in modo costruttivo.

Gli interventi sulle coppie

La Schema Therapy per le coppie utilizza gli stessi strumenti della terapia individuale, ma adattati per un lavoro che permetta il coinvolgimento di entrambi i partner presenti in seduta.

Oltre a tecniche derivanti dalla terapia cognitivo-comportamentale, essa si avvale di strumenti tipici di altri approcci come l’Analisi Transazionale e la Terapia della Gestalt.

Un primo strumento è la Mode cycle clash-card ovvero uno schema riassuntivo di come i conflitti nella coppia nascono e si mantengono. Questo strumento è di estrema utilità poiché permette ai partner di capire quali bisogni non sono soddisfatti e scoprire nuovi modi di esprimerli. Inoltre, aiuta a collegare le reazioni del presente con la propria storia di vita individuando ricorrenze che, altrimenti, resterebbero inconsapevoli.

Sul piano esperienziale, durante le sedute viene fatto spesso uso del lavoro con le sedie. Questa tecnica prevede che a turno i partner si seggano su diverse sedie ognuna delle quali rappresenta un bisogno primario della persona. Essa ha lo scopo di far emergere con chiarezza i bisogni ed esprimerli al partner. Inoltre, facilita l’espressione delle emozioni nella coppia costruendo nuovi modi per gestirle.

Altro strumento tipico della Schema Therapy è l’Imagery with Rescripting in cui è chiesto al paziente di ricordare un evento negativo del suo passato (l’esperienza che ha creato le credenze) come se accadesse nuovamente e di immaginare che le cose vadano diversamente, magari con l’aiuto del partner di ora. Lo scopo non è quello di alterare il ricordo, che resta intatto, quanto di attribuirgli un nuovo significato che possa liberare la persona dal peso dello schema mentale connesso con l’evento (Arntz, 2012).

Conclusioni

Per quanto la ricerca scientifica rispetto all’applicazione della Schema Therapy alle dinamiche di coppia sia ancora agli inizi, l’esperienza di molti clinici a livello internazionale sembra riportare risultati promettenti. La Schema Therapy è un modello elaborato per il trattamento di persone con problemi relazionali e, come tale, si adatta efficacemente al lavoro di coppia. Questo fornisce una speranza anche alle coppie che riportano pattern di interazioni estremamente disfunzionali originati da esperienze precoci di ciascun partner.

 

 

Fonte: Ipsico

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