Quando nell’incontro con un paziente è chiamata in campo una metafora questi tenterà di comprenderla attraverso dei propri modelli di funzionamento ed elaborazione. Accederà dunque a quell’area che Milton Erickson chiamava inconscio, ovvero un luogo della nostra coscienza in cui sono conservate grandi risorse in termini di forza e conoscenza, ma dal difficile accesso; le metafore aiutano l’accesso a queste risorse tramite generazione di percorsi di conoscenza e consapevolezza fino ad ora inesplorati.
L’utilizzo di metafore facilita l’accesso alle risorse e dunque implica l’apprendimento di strategie di problem-solving: riportando la metafora ai propri modelli operativi e alla “scoperta” di una nuova soluzione, il paziente trova una modalità a lui propria di risoluzione di problemi.
I processi di cambiamento attraverso l’uso delle metafore sono indagati dagli autori McGuinty et al. (2012), i quali mettono a punto una tecnica di intervento chiamata Externalizing Metaphors Therapy (EMT). In questo processo l’individuo è messo nelle condizioni di esternalizzare il problema e di agire su di esso attraverso la metafora.
Infine, la metafora, a differenza del semplice racconto dal significato letterale, si rivolge direttamente al “cuore” delle persone. Largamente utilizzata come figura retorica in poesia e letteratura, riesce ad aggirare ostacoli e difese di chi ascolta, con successiva proiezione di significati da parte del destinatario. La metafora si offre, quindi, come strumento affinché emergano contenuti da trattare in terapia.
I commenti degli utenti:
Non sono presenti commenti di altri utenti