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L’insulino-resistenza è una condizione molto più frequente di quanto si pensi ed è soprattutto all’inizio del tutto asintomatica. Consiste nella perdita di una delle capacità principali dell’insulina: favorire il trasporto del glucosio all’interno delle cellule. A questo punto l’organismo, in particolare il pancreas, nel tentativo di vincere questa resistenza, ne produce una maggiore quantità. L’aumento della quantità di insulina è un meccanismo che cerca di compensare la perdita della sua efficacia.
Il problema è che l’insulina è un ormone che fa ingrassare; quindi, più insulina viene prodotta, più si tenderà a formare grasso soprattutto nell’addome. Una delle prime spie dell’insulino-resistenza, infatti, è proprio un improvviso aumento del grasso addominale o intra-addominale. Questo grasso è viscerale e profondo, associandosi a un maggiore rischio cardiovascolare. Questo pericoloso grasso viscerale può essere presente anche in un soggetto normopeso, che quindi ha lo stesso rischio cardio-metabolico di una persona in sovrappeso o obesa.
L’insulino-resistenza può anche determinare problematiche come ipercolesterolemia, gastropatie, ipertensione e disbiosi.
Riporto alcuni stralci con relativi link:
INSULINA: IL VERO COLPEVOLE DELLE MALATTIE CARDIACHE - Dr. MASSIMO SPATTINI
Circa l’80% del colesterolo nel nostro corpo è prodotto in maniera endogena dal fegato. Il rimanente 20% proviene dalla dieta. Se il consumo non riesce a coprire quel 20%, il corpo compenserà producendone di più, e viceversa. Il colesterolo totale e le LDL (lipoproteine a bassa densità o colesterolo cattivo) sono potenzialmente inutili nel predire malattie cardiovascolari. Tuttavia, elevate LDL potrebbero essere ottimi marker per l’insulino-resistenza. L’indice migliore nel predire malattie cardiovascolari è la sensibilità insulinica.
Tuttavia, anche nelle persone sane, la glicemia controlla la velocità con cui lo stomaco si svuota: è così che l'intestino aiuta a regolare il glucosio ematico.
Quando il cibo si sposta dallo stomaco al duodeno, i carboidrati vengono scomposti in glucosio e vengono assorbiti nel flusso sanguigno, aumentando la glicemia. Quando si arriva all'iperglicemia, lo svuotamento gastrico viene rallentato per evitare che peggiori ulteriormente.
Al contrario, in caso di ipoglicemia, lo svuotamento dello stomaco aumenta per alzare velocemente i livelli di glucosio ematico. Così, a causa di problemi con l'insulina, le persone affette da diabete hanno livelli elevati di glicemia, segnalando allo stomaco di ritardare lo svuotamento.
Anche nelle persone sane, un pasto ricco di carboidrati ritarda lo svuotamento gastrico e favorisce una sensazione di pienezza. Tuttavia, nei diabetici è molto molto molto peggio. Poiché la glicemia elevata danneggia i nervi in genere (neuropatia diabetica), anche quelli del sistema nervoso enterico, la controparte intestinale del sistema nervoso. Questi nervi hanno il compito di adattarsi al cibo che entra nello stomaco e regolano la peristalsi intestinale, ovvero i movimenti intestinali necessari alla digestione e che sono anche un importante fattore di protezione dalle infezioni intestinali e dalle disbiosi di tipo SIBO (sovraccrescita batterica nel tenue) e SIFO (sovraccrescita fungina del piccolo intestino).
A peggiorare la situazione, intervengono i farmaci per il diabete che inibiscono l’assorbimento della vitamina B12, fondamentale per la salute dei nervi.
Implicazioni cliniche extraglicemiche dell’insulino-resistenza - PMC (nih.gov)
L’alterazione del profilo lipidico (colesterolo totale LDL e HDL) è una delle manifestazioni più tipiche dell’insulino-resistenza e consiste tipicamente nell’aumento dei trigliceridi, non solo del colesterolo. Ricordo che il rapporto tra trigliceridi e HDL ci dà il livello di infiammazione del corpo (anche silente). Molti studi hanno evidenziato che l’insulino-resistenza sia correlata a ipertensione arteriosa e danno endoteliale, poiché numerose alterazioni intervengono sinergicamente nel danneggiare la funzione endoteliale e alterare l’equilibrio tra i meccanismi vasocostrittori e vasodilatatori.
Tutto questo ci insegna che la scienza ha fatto passi da gigante nelle dimostrazioni scientifiche di laboratorio, ribaltando vecchie convinzioni e paradigmi sul cibo. Ci hanno ribadito per anni che le uova erano dannose, che i grassi fanno aumentare il colesterolo, etc., mentre ora è evidente che il problema di fondo sia legato agli zuccheri.
Vorrei ricordare, inoltre, che un punto fondamentale per la salute mitocondriale è legato al consumo eccessivo di zuccheri, i quali riducono la concentrazione dei grassi polinsaturi nella membrana mitocondriale, rendendo i mitocondri meno efficienti. I grassi polinsaturi sono fondamentali per la regolazione dell’infiammazione, della pressione sanguigna e della comunicazione tra le cellule. Gli zuccheri in eccesso vengono sintetizzati in una forma di acido grasso diversa da quella polinsatura, una tipologia di acidi grassi molto meno flessibile ed efficiente per la salute dei mitocondri, compromettendone il funzionamento. Esistono, inoltre, molti studi che dimostrano l'interazione tra il livello di insulina e la salute dei mitocondri. È quindi molto importante scegliere sempre cibi a basso indice glicemico e che evitano picchi glicemici postprandiali.
L'alimentazione ha un'enorme influenza sulla salute, e più ci allontaniamo dai cibi utili alla salute dei mitocondri, più aumentano i rischi di malattie oncologiche, degenerative, metaboliche ed autoimmuni.
Ornella Sari
Naturopata e Counselor Bioenergetico a Milano
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