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Guerra psicologica: cosa si nasconde dietro un conflitto


Guerra psicologica: cosa si nasconde dietro un conflitto
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«Durante la seconda guerra mondiale grande era l'interesse verso ciò che fu inizialmente chiamato ingegneria umana, ora noto come ricerca sui fattori umani in rapporto al lavoro delle macchine. Il processo di automazione e il perfezionamento dell'attrezzatura militare rendono sempre più necessaria una capacità di accurata discriminazione da parte degli operatori umani. Un operatore raccoglie segnali visivi sullo schermo radar e distingue i segnali acustici dei dispositivi che amplificano i suoni subacquei. Il pilota deve tenere d'occhio i quadranti dei suoi innumerevoli strumenti e comportarsi di conseguenza. Le istruzioni ricevute in cuffia devono essere distinte sul frastuono circostante e, talvolta, nonostante interferenze intenzionali. Dopo la guerra, la psicologia degli organi di senso trovò nuovi utilizzi nell'industria oltre che nei servizi militari e, naturalmente, in rapporto ai problemi dell'era dei missili e dei satelliti.»  E. Hilgard

La guerra psicologica consiste nell'uso pianificato della propaganda ed altre azioni psicologiche allo scopo principale di influenzare opinioni, emozioni, atteggiamenti e comportamento di gruppi ostili in modo tale da favorire il raggiungimento degli obiettivi nazionali. È nota anche con il termine infowar, che intende enfatizzare l'importanza tattica dello sfruttamento delle informazioni a fini bellici.

I modi con cui viene attuata la guerra psicologica sono detti "operazioni psicologiche" o "manovre psicologiche" (in inglese PSYOPS, psychological operations). Queste sono un moderno metodo utilizzato da istituzioni militari definibile come un complesso di attività psicologiche messe in atto mediante l'uso programmato delle comunicazioni, pianificate in tempo di pace, crisi e guerra, dirette verso "gruppi obiettivo" amici, neutrali o nemici (governi, opinioni pubbliche, organizzazioni, gruppi o individui), al fine di influenzarne gli atteggiamenti ed i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi politici e militari. Tipiche operazioni psicologiche, usate principalmente in passato, sono le intromissioni nelle frequenze radio e televisive ed il lancio di volantini dal cielo per trasmettere messaggi volti ad influenzare l'opinione pubblica o le truppe.

La guerra psicologica può essere assimilata alla guerra non convenzionale, sotto il profilo che essa tende ad influenzare la mente del nemico, anziché distruggerne l'apparato militare.

La guerra psicologica ha antiche radici, e si intreccia con le campagne rivolte alla popolazione civile e naturalmente con l'intelligence. Questo anche in oriente. Nel suo Buke Myomokusho lo storico militare Hanawa Hokinoichi scrisse dei ninja: "Viaggiarono in incognito in altri territori per giudicare la situazione del nemico, avrebbero attraversato la loro strada in mezzo al nemico per scoprire le sue lacune", evidenziando così la ricerca di quelle che oggi nella moderna dottrina della guerra psicologica vengono chiamate "vulnerabilità".

Il cavallo di Troia, il volo di Gabriele D'Annunzio su Trieste (agosto 1915) ed il volo su Vienna del 1918 ne sono esempi. Uno degli ambiti di maggiore approfondimento nelle operazioni psicologiche è la "Battaglia della Narrazione" ("Battle of the Narrative"). La battaglia della narrazione è una vera e propria battaglia nella dimensione cognitiva dell'ambiente dell'informazione, proprio come la guerra tradizionale viene combattuta nei domini fisici (aria, terra, mare, spazio e cyberspazio). Una delle lotte fondamentali, nella guerra nei domini fisici, è modellare l'ambiente in modo tale che la competizione delle armi venga combattuta a condizioni che sono a tuo vantaggio. Allo stesso modo, una componente chiave della “Battaglia della Narrazione” è riuscire a stabilire le ragioni e le potenziali conseguenze del conflitto, a condizioni favorevoli ai nostri interessi e obiettivi.

 

Fonte: Wikipedia

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