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Giornata della memoria - a distanza di anni: il disturbo da stress post - traumatico


Giornata della memoria - a distanza di anni: il disturbo da stress post - traumatico
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Storia

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto.

Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Tutti i sopravvissuti portarono con sé forti strascichi emotivi di natura traumatica che sono poi degenerati in disturbi intrusivi.

Disturbo da Stress Post – Traumatico

Il disturbo da stress post-traumatico (PTSDpost-traumatic stress disorder), in psicologia e psichiatria è l'insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono a un evento traumatico, catastrofico o violento subito.

È denominato anche nevrosi da guerra, proprio perché inizialmente riscontrato in soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità (con definizioni e sottotipi diversi: Combat Stress ReactionBattle FatigueShell shock), o anche come conseguenza di atti di mobbing. La risposta che il soggetto può fornire include incubi, flashback e un profondo disagio psichico di fronte a eventi o persone che gli ricordano l'evento traumatico.

Anche se la descrizione delle classiche sintomatologie post-traumatiche è reperibile anche in testi molto antichi (dall'Epopea di Gilgamesh e dall'Iliade in poi), lo studio delle sindromi post-traumatiche strutturate iniziò ad articolarsi compiutamente durante la prima guerra mondiale (anche se le prime osservazioni cliniche strutturate di merito risalgono alla guerra di secessione americana e alla guerra russo-giapponese), per opera degli psichiatri militari dei diversi schieramenti. Dopo le iniziali difficoltà di classificazione nosografica, sia gli psichiatri di scuola "classica" (come i francesi Jean Lhermitte e Roissy, gli inglesi William Rivers e Charles Myers, lo statunitense Thomas Salmon, ecc.) sia quelli di scuola psicoanalitica (Freud stesso, Viktor Tausk, Karl Abraham, Sándor Ferenczi, ecc.) iniziarono a ipotizzare la parziale autonomia nosologica delle sindromi traumatiche conseguenti all'esposizione a intensi eventi bellici.

Queste prime riflessioni psicopatologiche ebbero conseguenze importanti anche sulla nosologia psicoanalitica negli anni successivi alla guerra. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea gli psichiatri militari (soprattutto statunitensi e inglesi, tra cui Wilfred Bion e S. H. Foulkes) ripresero gli spunti dei loro colleghi della generazione precedente, e iniziarono a sviluppare trattamenti specifici per le sindromi traumatiche nel personale militare.

Con la guerra del Vietnam la prevalenza delle sindromi post-traumatiche nel personale militare iniziò a manifestarsi in proporzioni ancora più ampie, e il tema iniziò a essere portato all'attenzione dell'opinione pubblica. Le lobby dei veterani statunitensi della guerra del Vietnam, con l'assistenza di alcuni psichiatri sensibilizzati al problema, riuscirono infine a ottenere, alla fine degli anni 1970, il reinserimento anche formale delle sindromi traumatiche nel DSM, la principale classificazione nosografica internazionale di ambito psichiatrico, con l'importante risultato di poter finalmente ottenere il riconoscimento e il rimborso delle relative terapie psichiatriche dalle assicurazioni sanitarie private e dal sistema della Veteran Administration (che, in assenza di una classificazione nosografica precisa delle sindromi stesse, si rifiutavano spesso di riconoscerle da un punto di vista formale). Il DSM-III del 1980 introdusse quindi la diagnosi di Post-Traumatic Stress Disorder, riprendendo e modificando la "vecchia" definizione di Gross Stress Reaction che era presente nella prima versione del manuale.

Caratteristiche cliniche

Questo disturbo rappresenta dunque la possibile risposta di un soggetto a un evento critico abnorme (terremoti, incendi, nubifragi, incidenti stradali, abusi sessuali, atti di violenza subiti o di cui si è stati testimoni, attentati, azioni belliche, ecc.), anche se si contesta la diffusione della diagnosi di disturbo post-traumatico da stress tra i richiedenti asilo, anche per le vittime di tortura.

In molti casi può essere adeguatamente affrontato in sede clinica attraverso trattamenti psicoterapeutici specifici, diretti sia alla vittima sia (in funzione di supporto, quando necessario e possibile) alla sua famiglia. Quando necessario, la psicoterapia psicotraumatologica può eventualmente essere coadiuvata da una specifica terapia farmacologica.

È importante ricordare che la maggior parte delle persone, anche se vive eventi potenzialmente traumatici, subisce solo delle reazioni emotive transitorie ("reazioni normali a eventi anormali") che, seppur dolorose, raramente si trasformano in un vero e proprio PTSD strutturato. Si valuta che la prevalenza lifetime del PTSD in una popolazione normale sia del 7,8%.

Il PTSD può prodursi a partire da poche settimane dall'evento (anche se sintomatologie similari, definite di ASD/DAS - disturbo acuto da stress, possono prodursi anche dalle prime ore post-evento), e perdurare per molto tempo; in altri casi, il disturbo si manifesta a una certa distanza di tempo dall'evento, anche dopo diversi mesi (PTSD tipo "Delayed Onset").

Sintomatologia

  • Flashback: un vissuto intrusivo dell'evento che si propone alla coscienza, "ripetendo" il ricordo dell'evento;
  • Numbing (intorpidimento): uno stato di coscienza simile allo stordimento e alla confusione;
  • Evitamento: la tendenza a evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all'esperienza traumatica (anche indirettamente o solo simbolicamente);
  • Incubi: che possono far rivivere l'esperienza traumatica durante il sonno, in maniera molto vivida;
  • Hyperarousal (iperattivazione psicofisiologica): caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate;
  • Attacchi di panico: caratterizzati da palpitazioni, sudore, pallore, tremore generale, crisi di pianto improvvise e paura intensa di scontrarsi con l'oggetto evitante;

In alcuni casi, la persona colpita cerca "sollievo" (spesso peggiorando la situazione) con abusi di:

  • alcool,
  • droga,
  • farmaci e/o psicofarmaci.

Predisposizoni

Una causa primaria sono i traumi subiti nell'infanzia, che aumentano le probabilità di sviluppare un PTSD da adulti in quanto il cervello in via di sviluppo viene colpito dal trauma in modo diverso rispetto al cervello adulto.

Come la maggior parte dei disturbi psichiatrici, il disturbo comporta l'interazione di una predisposizione genetica con un innesco ambientale.

Su 100 persone esposte allo stesso evento traumatico circa 4 uomini e 10 donne svilupperebbero il disturbo.

 

Fonte: Wikipedia

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I commenti degli utenti:

Corporis

Per non dimenticare!!


teresa

Questa è una giornata memorabile con tanta storia dietro...non va mai dimenticata 


Tresy

Veramente interessante😀




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