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Giancarlo Gramaglia
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Angoscia: Il Peso Invisibile della Paura di Perdere l’Amore


Angoscia: Il Peso Invisibile della Paura di Perdere l’Amore
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L’essere umano impiega una quantità enorme di energie per difendersi da un senso di affanno che cresce, assumendo gradualmente il nome di angoscia. Questo stato può essere ricondotto, con estrema semplicità, alla paura di perdere l’amore. Tuttavia, non è possibile affrontare questa condizione senza farsi carico della propria storia.

Un Esempio Personale

Ricordo bene quando mia madre mi poneva dei limiti, dicendomi: “Non girare l’angolo, rimani in piazzetta, così ti vedo!”

Ci sono voluti anni, troppi, per rendermi conto di essere prigioniero di una trappola invisibile, quella del timore di perdere l’amore presunto di mia madre. Il suo monito risuonava in me con un sottotesto non detto: “Se non ti vedo, mi fai morire di crepacuore!”

Eppure, per me girare quell’angolo significava esplorare, curiosare tra montagne di libri, giornali e riviste, proprio come faceva mio padre. Era una spinta naturale, un’attrazione che mi interessava profondamente.

A posteriori, tutto sembra più semplice da comprendere, ma quando si è dentro a certe dinamiche affettive, la consapevolezza non è immediata.

Perché L’Angoscia Sembra Non Avere Fine?

C’è sempre qualcosa che manca. È un moto perpetuo, senza una vera meta, senza un termine. L’anoressia è un esempio estremo di questa condizione: il vano tentativo di uscire dall’angoscia, attraverso il controllo esasperato.

La vera trappola sta nel modo in cui l’angoscia viene percepita: se viene affrontata come una stupidaggine, si rischia di non coglierne la profondità. Il punto centrale è che l’amore da cui questa angoscia sembra derivare non esiste in quanto tale, non è un’entità assoluta e conoscibile.

L’Assoluto Invisibile e la Mistica dell’Angoscia

L’amore, in questa forma assoluta e irraggiungibile, non si rivela mai completamente. Si manifesta solo nel presente, nel hic et nunc, e si incarna nelle credenze che plasmano la vita quotidiana.

Dalle convinzioni più ingenue, come quella descritta nell’esempio, fino alle macroscopiche religioni di vita e di morte, l’angoscia si radica profondamente nel dolore esistenziale e nella nevrosi.

È la stessa condizione che porta al mal-essere elementare, alla sofferenza di vivere senza riuscire a trovare un vero equilibrio tra ciò che si cerca e ciò che si teme di perdere.

L’angoscia è molto più di un semplice stato d’animo: è un meccanismo che affonda le sue radici nel timore di perdere qualcosa che spesso non è mai stato pienamente posseduto. Solo riconoscendola e accogliendola, senza negarla o combatterla inutilmente, si può intraprendere un percorso verso una maggiore consapevolezza e libertà interiore.

Giancarlo Gramaglia
Psicologo - Psicoanalista - Psicoterapeuta a Torino



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