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La Guerra dei Dazi


La Guerra dei Dazi
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Desta forte preoccupazione la guerra commerciale sui dazi doganali che l’amministrazione americana di Donald Trump ha deciso di applicare sulle importazioni di prodotti basilari dall’Unione Europea, oltre che dal Canada e dal Messico, inizialmente rivolta soprattutto contro la Cina e la sua concorrenza molto “spinta” se non sleale.

Il dazio doganale è una barriera artificale ai flussi di beni tra Paesi, che nasce per ragioni di politica economica e commerciale. Lo scopo è quello di far aumentare il prezzo del bene o prodotto venduto in un Paese e importato da un altro.

La motivazione economica che ha spinto il Tycoon d’oltreoceano a intraprenderla risiede probabilmente in tre ordini di fattori:  

  • Protezione dell’industria nazionale: i dazi riducono la concorrenza estera, favorendo i produttori locali.
  • Ritorno fiscale: le entrate generate dalle tariffe possono essere reinvestite in sgravi fiscali a cittadini e imprese nazionali o in infrastrutture.
  • Strumento di politica estera: i dazi vengono usati per penalizzare Paesi rivali o incentivare negoziati commerciali.

Tuttavia, In molti casi, i dazi causano danni significativi a diverse categorie economiche e sociali. Infatti, uno degli effetti più immediati dei dazi doganali è l’aumento dei prezzi al consumo. Quando un Paese impone tariffe su beni importati, le aziende trasferiscono i costi aggiuntivi ai consumatori, rendendo i prodotti più costosi; anche le imprese che si affidano a materie prime e componenti importati sono colpite in quanto subiscono un aumento dei costi di produzione. Questo le obbliga a rivedere le loro catene di approvvigionamento o a spostare la produzione in Paesi con minori restrizioni commerciali contribuendo ad un ulteriore rallentamento della crescita a livello internazionale e a una maggiore incertezza nei mercati finanziari.

Il Presidente Trump ha portato dei dati a supporto della sua decisione sostenendo che le politiche di “dumping” (vedi oltre a pag. 3) dei paesi terzi avrebbero comportato negli ultimi 20 anni un calo dell’occupazione americana del 35% nell’industria dell’acciaio e del 56% in quella dell’alluminio. E, per applicare questi dazi, si è fatto forte di una norma del 1962 (c.d. “National Security Exception”), contenuta nel Trade Expansion Act, che consente  di attivare l’articolo 21 del General Agreement on Tariffs and Trade (Gatt), che a sua volta permette l’imposizione unilaterale di dazi doganali senza chiedere l’autorizzazione al WTO (di cui l’America fa parte) – vedi a pag. 3 -, in nome della sicurezza nazionale.Tale norma, in verità, si riferisce a situazioni assai più  residuali, tant’è vero che è stata applicata soltanto tre volte: in piena Guerra Fredda, con il boicottaggio da parte del governo USA di prodotti della Cecoslovacchia; nel 1982 , quando vennero introdotti dall’Europa ai danni dell’Argentina, durante la crisi delle Falklands (o Malvine) e nel 1985, quando gli Stati Uniti boicottarono i prodotti del Nicaragua, durante il conflitto con il governo sandinista.

Dal punto di vista tributario, i dazi sono un’imposta indiretta che si applica alla dogana ai prodotti che vengono venduti e acquistati da uno Stato terzo all’altro, pagato dall’importatore o dall’esportatore tramite dichiarazione doganale, e vanno a costituire un introito fiscale per lo Stato.

Ogni acquisto di beni da parte di aziende poste all’esterno del territorio dell’Unione Europea è un’operazione commerciale di importazione necessaria per l’immissione del bene in libera pratica nel territorio doganale dell’Unione. Nella maggior parte dei casi questa operazione è sottoposta al pagamento dei dazi e all’IVA del Paese di destinazione per la sua immissione in consumo (Iva che si applica sull’intera cifra data dal costo del prodotto + spese di spedizione + dazio).

I dazi maggiormente utilizzati sono quelli in importazione, con applicazione cioè di una specifica tassa su alcune categorie specifiche di beni e servizi. I dazi possono consistere anche in imposte sulle esportazioni.

I dazi sono direttamente legati alla classificazione doganale della merce e si calcolano al momento della dichiarazione doganale. Normalmente sono stabiliti: sul valore della merce in arrivo; sulla quantità o sul peso della merce in arrivo o in modo misto tra i due appena elencati.

Il dazio doganale varia a seconda del tipo di bene importato ed è calcolato in base al suo valore contenuto nella dichiarazione del venditore che solitamente corrisponde alla fattura inviata con il prodotto. Se viene effettuato un controllo e l’impiegato della Dogana dovesse rilevare una non corrispondenza tra quanto pagato e il valore della merce questa sarà rivalutata e il dazio verrà calcolato sulla nuova valutazione. Questa procedura è a discrezione del doganiere, si basa su valutazioni presunte e la scelta dei pacchi che vengono aperti per verificare il contenuto avviene casualmente. In ogni caso, la tassa viene calcolata sul valore della merce comprensiva di spese di spedizione e se queste non sono indicate viene indicato anche in questo caso un valore presunto. Nelle spedizioni con destinazione l’Unione Europea il dazio corrisponde alla Tariffa Integrata Comunitaria (TARIC) che viene calcolata in percentuale secondo le tabelle merceologiche introdotte dal Reg. (CEE) n. 2658/87 alla prima dogana di ingresso nell’Unione. L’importo del dazio (TARIC) è consultabile sul sito dell’Agenzia delle Dogane in Italia.

Dal 1947 opera il Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade), accordo internazionale firmato il 30 ottobre 1947 a Ginevra inizialmente da 23 Paesi che negli anni sono diventati oltre 120; nel 1995 il WTO, (World Trade Organization ovvero OMC - Organizzazione Mondiale del Commercio) si è sostituito al GATT, con l’obiettivo primario proprio di abolire o ridurre i dazi tra i Paesi firmatari. Ci sono poi trattati bilaterali e multilaterali di libero scambio, tra i quali per esempio il recentissimo CETA (in inglese Comprehensive Economic and Trade Agreement, letteralmente "Accordo economico e commerciale globale"), firmato dall’Unione Europea (e non ancora ratificato da tutti gli Stati membri) con il Canada.

Nell’ambito del mercato di un Paese possono essere introdotti anche altri tipi di dazi, tra i quali misure antisovvenzione (nei confronti di importazioni di beni di imprese terze che usufruiscono nel loro Paese di sovvenzioni statali), le misure di salvaguardia (attivate in presenza di grave danno alle imprese comunitarie derivanti da distorsioni del mercato) e appunto i dazi antidumping, misure di difesa commerciale varate nei confronti di importazioni effettuate da parte di imprese di Paesi terzi che vendono prodotti a prezzi inferiori rispetto al prezzo in cui vendono gli stessi prodotti nel loro mercato d’ origine.

Quel che appare è che le misure adottate dall’amministrazione Trump, non riguardano solamente il mondo dell’economia, è la fine di un sistema iniziato nel dopoguerra e che ha permesso agli Stati Uniti di diventare egemone in occidente e nel mondo.

Gli Stati Uniti sono diventati ciò che sono intessendo relazioni in tutto il mondo, riducendo scientemente il loro settore manifatturiero (oggi corrispondente ad appena il 10% del PIL) per importare merci dall’estero e rendere le altre economie dipendenti dalla propria attraverso l’utilizzo del dollaro come valuta per i pagamenti. Allo stesso modo sono diventati la prima potenza mondiale garantendo la difesa e la sicurezza ai propri alleati, e non minacciando di rimuovere il sostegno militare se il gioco non vale la candela.

Questa svolta nelle relazioni internazionali determina un isolazionismo che non porta nessun vantaggio concreto a Washington, e che certamente crea molta incertezza anche negli alleati.

L’auspicio è che Donald Trump realizzi le conseguenze del suo operato anche con l’aiuto di veri esperti economici e geopolitici diversi da quelli che l’hanno fino ad ora consigliato e riveda le sue scelte, sia nelle politiche commerciali sia nelle relazioni e qualità delle alleanze con i suoi partner storici, diversamente l’Únione Europea ha l’obbligo, se non vuole diventare il vaso di cristallo tra gli altri di coccio, di assumersi il compito irrinunciabile di affrancarsi dall’alleato americano e condurre una politica internazionale ed economica  che guarda all’intero consesso mondiale a seconda della convenienza corrente.

Roberto Merico

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