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Nel 2025 la disinformazione digitale ha raggiunto livelli di complessità mai visti grazie alle tecnologie di intelligenza artificiale generativa. Le tecniche di falsificazione audio, video e testuale basate su AI, come i deepfake, sono diventate strumenti potenti e accessibili sia per i cybercriminali che per chi vuole manipolare l’informazione su larga scala.
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Cos’è un deepfake e perché è una minaccia
Un deepfake è un contenuto audio o video creato artificialmente tramite algoritmi di AI, capace di replicare fedelmente voce e immagini di persone reali. Questi strumenti permettono di creare truffe, campagne di phishing evolute e manipolazioni d’identità estremamente credibili. La precisione dei deepfake può ingannare sistemi biometrici, generare fake news virali e persino influenzare decisioni aziendali critiche.
Tecniche evolute di disinformazione digitale
Le nuove frontiere della disinformazione puntano su:
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Manipolazione video e clonazione vocale per campagne di social engineering avanzate.
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Distribuzione di fake news su social media sfruttando la viralità e il targeting algoritmico.
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Creazione automatizzata di testi e immagini false per influenzare opinioni pubbliche o danneggiare la reputazione di aziende e individui.
Secondo gli ultimi dati, quasi il 50% dei giovani italiani ha visto immagini o video falsi online e il 34% non verifica mai la fonte di una notizia prima di condividerla. Il rischio di cadere in trappole digitali cresce soprattutto nei momenti di grande esposizione mediatica, come le elezioni o le emergenze sociali.
Come difendersi dai deepfake e dalla disinformazione
Le tradizionali difese informatiche non bastano più: oggi serve un approccio multidisciplinare che integri tecnologia avanzata, formazione e analisi critica.
Ecco le strategie fondamentali raccomandate dagli esperti:
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Adottare sistemi di rilevamento basati su intelligenza artificiale (ad es. machine learning per l’analisi delle “tracce digitali” lasciate dai deepfake).
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Utilizzare software per il fact-checking automatico e la verifica delle fonti, anche tramite watermarking digitale per certificare l’origine dei contenuti.
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Formare il personale e sensibilizzare gli utenti: il nuovo paradigma della cybersecurity richiede competenze trasversali e la capacità di riconoscere contenuti sospetti.
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Incoraggiare la verifica multipla delle informazioni online prima di condividerle, valutando la reputazione della fonte.
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Collaborare con piattaforme e istituzioni per il monitoraggio attivo della diffusione di fake news e contenuti manipolati.
L’Unione Europea ha recentemente avviato robusti programmi di contrasto alla disinformazione, puntando su IA per il rilevamento automatico, campagne di formazione digitale e potenziamento dell’alfabetizzazione mediatica in aziende e scuole.
Solo un approccio integrato che combina tecnologia avanzata e formazione può tutelare veramente aziende e cittadini dai rischi dei deepfake e della manipolazione digitale.
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