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Negli ultimi anni lo scenario geopolitico globale è caratterizzato da una crescente polarizzazione tra blocchi politico‑ideologici e da una forte ibridazione tra politica interna, comunicazione di massa e campagne di influenza internazionale. In questo contesto, anche in Europa e in Italia emergono movimenti che si collocano su una linea di convergenza ideale tra il trumpismo statunitense e il putinismo russo, descritti in modo sintetico come fenomeno “trumputinista”.
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Tali realtà non si presentano solo come strutture partitiche tradizionali, ma come galassie fluide composte da esponenti di diversi partiti, professionisti dell’informazione, intellettuali, imprenditori e personalità legate a contesti internazionali, spesso unite da una narrazione comune: critica verso l’Unione Europea e la NATO, richiesta di riposizionamento sull’asse Washington‑Mosca, diffidenza verso il sostegno militare all’Ucraina e nostalgia per leader considerati “forti” o “carismatici”.
Il caso italiano: tra sostegno al governo e pressione identitaria
Nel quadro italiano, tali movimenti si definiscono lealmente filogovernativi nei confronti dell’attuale esecutivo di centrodestra, ma esercitano una pressione politica e mediatica per un cambio di linea su Unione Europea e conflitto ucraino. La richiesta centrale è quella di una politica estera più autonoma, meno allineata alle posizioni atlantiche e più orientata a soluzioni negoziali immediate, presentate come condizione per la “pace in Europa” e, allo stesso tempo, per la tenuta del consenso interno.
Le dichiarazioni di alcuni portavoce – che evocano la necessità di “cambiare subito linea su UE e Ucraina, prima che sia troppo tardi” – mostrano come questi soggetti puntino a trasformare il dissenso geopolitico in leva elettorale, proponendosi come interpreti autentici della volontà di una parte dell’elettorato di centrodestra, deluso dall’evoluzione delle alleanze internazionali italiane.
Elites, soft power e dimensione simbolica
Un elemento peculiare del fenomeno è la presenza di figure appartenenti alle élite economiche, culturali e simboliche, spesso legate a fondazioni, think tank, ordini cavallereschi, movimenti spirituali o iniziative mediatiche globali. Vi rientrano:
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personalità che hanno partecipato alle cerimonie di insediamento presidenziale negli Stati Uniti;
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rappresentanti di famiglie aristocratiche o di antica tradizione cristiana orientale;
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imprenditori e consulenti finanziari impegnati in progetti come il “Make Europe Great Again” a Montecarlo.
Queste reti internazionali operano secondo una logica di soft power parallelo, in cui eventi culturali, produzioni audiovisive, narrazioni storiche e riferimenti spirituali vengono utilizzati per veicolare visioni alternative dell’ordine mondiale, spesso in contrapposizione con la governance multilaterale tradizionale (ONU, UE, NATO, OMS).
Previsioni, rischio di fratture e ruolo delle accademie
Le analisi condotte in ambito accademico e scientifico nel marzo 2025 avevano già evidenziato il rischio di:
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fratture interne all’Unione Europea tra paesi più rigorosamente atlantisti e paesi più dialoganti verso la Russia;
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crescente sfiducia nelle istituzioni sovranazionali, con effetti sulla coesione politica e sulla stabilità dei mercati;
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uso sistematico della disinformazione e delle guerre narrative come strumenti di competizione geopolitica.
L’evoluzione attuale conferma la validità di tali previsioni e impone alle accademie – in particolare alle accademie medico‑scientifiche collegate a reti ospedaliere internazionali – di assumere un ruolo attivo: promuovere ricerca indipendente, educazione alla lettura critica delle informazioni e formazione etica dei futuri professionisti, inclusi i medici chiamati a operare in contesti di crisi, sanzioni, migrazioni di massa e possibili conflitti prolungati.
Implicazioni etiche per la medicina e la salute pubblica
Le tensioni geopolitiche non hanno solo effetti economici o diplomatici: incidono direttamente su salute pubblica, sistemi sanitari e benessere psicosociale delle popolazioni. Le guerre, le crisi energetiche e le campagne mediatiche polarizzanti generano:
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aumento di disturbi d’ansia, depressione e burnout collettivo;
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difficoltà di accesso a farmaci, tecnologie sanitarie e programmi di prevenzione nei paesi coinvolti o dipendenti da specifiche catene di approvvigionamento;
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rischi crescenti di strumentalizzazione politica dei dati sanitari (pandemie, emergenze infettive, biotecnologie).
Per questo, l’Accademia medico‑scientifica collegata agli ospedali del Principato di Monaco sottolinea la necessità di un “cambiamento irreversibile ed eticamente necessario”: costruire modelli di cooperazione sanitaria che superino gli schieramenti di potenza, mettendo al centro la persona umana, la dignità dei malati e la tutela delle popolazioni civili, indipendentemente dall’orientamento politico dei governi.
Invito al dibattito universitario e alla responsabilità comune
L’articolo si propone come base di lavoro per seminari universitari, gruppi di studio e ricerche interdisciplinari (medicina, scienze politiche, sociologia, teologia morale). L’obiettivo è duplice:
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analizzare criticamente i movimenti geopolitici emergenti, evitando sia l’adesione acritica sia il rifiuto ideologico;
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favorire la partecipazione responsabile di studenti, ricercatori, professionisti e decisori a un percorso di trasformazione etica delle relazioni internazionali.
Restano aperte le porte a tutti coloro che desiderano contribuire – con competenze scientifiche, riflessione etica e impegno civile – a quel cambiamento profondo che viene definito, non a caso, “irreversibile ed eticamente necessario” per la pace, la giustizia e la tutela della salute nel mondo.
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