Se con l’Articolo 11 della costituzione ci siamo illusi di poter dire e parlare liberamente di tutto quello che ci passa per la testa, con l’avvento dei social e con la diffusione a macchia di qualsiasi commento o discussione intraprendiamo, ci troviamo a dover stare moooooolto attenti quando apriamo bocca o, meglio, digitiamo parola .
La riflessione sulla libertà di espressione si fa sempre più accesa.
Da un lato ci sono i liberali della comunicazione, che si schierano con il « tutto è lecito « , dall’altra i rigoristi del bon ton e affecionados dell’accusa diffamatoria che non ammettono eccezioni .
Mi viene da riflettere sull’evoluzione del linguaggio più semplicemente pensando a un trattato sulla disabilità di oggi paragonato a uno pubblicato nel 1980.
La lingua si è talmente evoluta e autocensurata che oggi possiamo parlare solo di una libertà di espressione « edulcorata » , in cui cioè solo determinati termini e un determinato lessico è in realtà realmente concesso .
Abbiamo sempre guardato agli Stati Uniti come a un modello liberale in cui grazie al primo emendamento questa necessità di edulcorare non era mai stata avvertita e dove anzi si è sempre snodata una giungla di opinioni pensieri dichiarazioni non sempre contenute o diremmo semplicemente educate .
Per poi notare ahimè che oggi, con l’avvento dell’Amministrazione Trump ( o meglio col ri-avvento ), questa libertà non solo è ammonita, ma lo sono anche le idee che non seguono quelle della maggioranza al potere.
E le vittime non sono come di solito accadeva, la vicina antipatica del piano di sotto, ma sono addirittura quelle che in America chiamano le « Big 4 « , cioè le grandi reti televisive CBS, NBC ABC e FOX, minacciate, per farla semplice, dalla chiusura dei fondi federali e agevolazioni per le stesse ( Jinny Kimmel e il suo show ne sanno qualcosa ).
In Italia invece ci ritroviamo accusati di diffamazione spesso anche per quisquiglie o esternazioni innocenti che vengono poi male iinterpretate o toccano atrocemente la sensibilità del destinatario .
Ho inteso sollevare la questione come spunto di riflessione dal momento che parliamo sempre dei leoni da tastiera ma mai degli agnellini malcapitati in quel bazar istanbuliano del mondo della comunicazione online, dove, oggi più che mai la libertà di espressione più che respirare si trova invece, educatamente, soffocata.

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