Il mio amico Giulio aveva coperto tutti gli specchi in casa ed evitava di guardare la sua immagine riflessa nelle vetrine per strada, perché non voleva invecchiare. Non che avesse la capacità di fermare il tempo - magari - ma diceva che fino a quando non se ne accorgeva, per lui non passava. E così si faceva tagliare barba e capelli a casa, dal suo parrucchiere di fiducia, si vestiva e si faceva consigliare da una sua amica - se l'abito gli stava bene oppure no. Viveva con l'idea di un giovane Giulio e viveva bene, diceva. L'età con gli anni ci regala qualche acciacco in più, qualche movimento più difficoltoso, qualche pensiero perso nella memoria, ma lui dava la colpa alla ginnastica che faceva al mattino e andava avanti imperterrito con la sua "senza età". Un giorno si recò da un falegname, doveva sostituire l'anta di un armadio e aprì un mobile per provarne la cerniera: si trovò così per caso davanti ad uno specchio. Erano passati anni e il suo aspetto era cambiato, molto. Si avvicinò alla sua immagine riflessa, si tolse gli occhiali e chiamò il falegname: "Senti amico mio" - gli disse appoggiandogli una mano sulla spalla - "c'è un vecchio dentro questo armadio, io non lo conosco, ma se tu hai confidenza, invitalo ad andare via per favore, perché non voglio avere a che fare con i vecchi io, sono scorbutici, brontoloni e rincoglioniti.”.
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