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NaturePath di Ornella Sari
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La digestione emotiva: ciò che il corpo non elabora, il cuore trattiene


La digestione emotiva: ciò che il corpo non elabora, il cuore trattiene
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Nel post precedente abbiamo parlato di come gli enzimi e la costituzione influenzino la digestione fisica.
Ma c’è un altro livello, più sottile, che ogni giorno agisce in silenzio: la digestione emotiva.

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Ogni volta che il corpo digerisce, trasforma: scompone, seleziona, assimila e lascia andare.
Il processo è lo stesso che avviene dentro di noi quando viviamo un’esperienza emotiva.
Solo che, a volte, le emozioni non “passano” davvero: restano in sospeso, come un boccone che non scende.

Quante volte hai sentito la pancia gonfiarsi dopo una tensione, o lo stomaco chiudersi dopo una discussione?
Non è solo fisiologia: è il corpo che parla la lingua delle emozioni.

Quando un’esperienza non viene elaborata, il sistema nervoso entra in stato di allerta o di blocco, secondo la logica della teoria polivagale.
In quell’istante, il flusso energetico si ferma: il diaframma si irrigidisce, la respirazione si fa superficiale e la digestione rallenta.
È come se il corpo dicesse: “prima devo difendermi, poi potrò digerire”.

Questo rallentamento non riguarda solo il cibo: riguarda anche le parole non dette, le emozioni trattenute, i “no” che non abbiamo avuto il coraggio di pronunciare.
E così, piano piano, la pancia diventa il luogo dove si accumulano tensioni e vissuti non trasformati.
Stipsi, gonfiore, meteorismo o acidità non sono solo segnali digestivi: spesso sono il modo in cui il corpo ci invita a guardare dentro, a rallentare, a dare voce a ciò che non ha trovato spazio.

Nel counseling bioenergetico accompagno le persone a esplorare questo linguaggio sottile:

  • ascoltare dove si ferma il respiro,
  • riconoscere dove l’energia si blocca,
  • dare forma e parola a ciò che il corpo trattiene.

Solo quando il corpo torna a sentirsi sicuro, il sistema nervoso può riattivare il flusso naturale della digestione — fisica ed emotiva.
Perché il corpo non mente mai: ci mostra sempre ciò che la mente prova a dimenticare.

La vera digestione, in fondo, è un atto di presenza: imparare a trasformare in energia ciò che abbiamo vissuto, senza più trattenerlo.

Se senti che la tua digestione — del cibo o delle emozioni — sta chiedendo ascolto, possiamo esplorarlo insieme in un percorso di counseling bioenergetico, per ritrovare leggerezza, respiro e radicamento.
E se pensi che questo tema possa essere utile a qualcuno che conosci, condividi il post: a volte, una riflessione può aprire il primo passo verso il benessere.

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